LA RIBELLIONE SU MERCURIO

Siamo nel 3400, gli umani vivono su Mercurio perché la Terra non è più abitabile a causa dell’inquinamento.

Sul pianeta non fa nemmeno più caldo perché il Sole si è ormai spento, l’ultimo giorno che ha illuminato la Via Lattea era il 4 febbraio 2589, in Italia si stava scatenando la bufera più grande e devastante della storia europea, Drusilde.

Su Mercurio, per non morire ibernati, gli umani hanno costruito una “pellicola” termo-illuminante attorno al pianeta in grado di garantirne la sopravvivenza.

Qui si conduce la stessa vita che si trascorreva sulla Terra fino a quando, nel lontano 3000, gli umani lasciarono la Terra con delle astronavi appositamente costruite.

Tutto era molto simile tranne, chiaramente, alle evoluzioni futuristiche come le macchine che volano e che vanno ad acqua, connessione internet libera per il mondo, scarpe auto allacciabili, monopattini fluttuanti e tanto altro.

Georta-ni è uno scienziato "un po' particolare" dai capelli castani, occhi verdi, alto poco meno di 2 metri. È conosciuto da tutti poiché impianta un cervello ai robot così che possano provare emozioni, li riveste di pelle umana così da renderli indistinguibili dal genere umano e ha una personalità definita da tutti “fuori dagli schemi”. Ha una cattedra di ingegneria scientifica presso l’Università del Cosmo, i suoi studenti sono fortunati ad averlo come insegnante. Il suo metodo è assai divertente, interpreta, a suo modo, tutti gli argomenti da trattare, ascoltando le sue lezioni quasi non si ha necessità di consultare tablet per studiare.

Quando ha impiantato il cervello al primo robot, però, non si è ricordato che gli androidi dal 3000 erano stati schiavizzati dagli umani per renderli domestici e lavoratori terrieri e quindi loro si sarebbero vendicati prima o poi. 

Nel 3100, in un bosco nebbioso, abitava una famiglia di coltivatori, una delle famiglie più gentili che fossero mai esistite, fino a quando estenuati dalla fatica decisero di comprare un robot tuttofare. Al robot imposero di lavorare le terre incessantemente, mentre loro, i suoi padroni, guardavano film e serie tv  stesi su un morbido divano. Fu così che col passare dei secoli, di famiglia in famiglia, di robot in robot, il loro destino non fu più quello per il quale furono progettati ma divennero degli schiavi artificiali.

Sino a quando, Georta-ni nel 3400 programmò il primo robot in grado di pensare.

Come tutte le invenzioni tecnologiche, l’idea dello scienziato riscuote tanta fama e quindi Georta-ni è costretto a fare produzione di massa di questi androidi per farli comprare da tutta la gente del mondo.

Ma quando ogni umano, di ogni parte del mondo, ne possiede uno, inizia la loro vendetta: al posto di lavare stoviglie le lanciano ai loro padroni, rubano e girano per strada con armi laser sottratte alle forze dell'ordine, uccidono senza alcun motivo, la loro malvagità li porta a collegare gli esseri umani a dei computer che gli fanno sognare e vivere virtualmente la vita prima di questo inferno, mentre li squartano per prendere i loro organi e venderli al mercato nero e garantire ai più facoltosi una vita più lunga.

Questo era troppo per l'umanità ma per fortuna Georta-ni aveva installato in ogni robot un sensore che poteva spegnere definitivamente e che era collegato al suo computer.

Ma che sarebbe successo se il computer di Georta-ni si fosse rotto?

Era un giorno nebbioso e freddo di fine novembre, mentre Georta-ni sperimentava un’altra delle sue folli invenzioni, un improvviso black-out spense tutto il suo laboratorio. L’improvviso calo di tensione provocò un crash di sistema del suo computer perdendo così tutti i dati e i progetti che conteneva. I social network parlavano di allineamento astrale anomalo, secondo una antichissima profezia Maya, questo avvenimento avrebbe causato per sempre la fine dell’Universo.

I giorni passavano, Georta-ni era sempre più preoccupato, gli androidi avanzavano assetati di vendetta e sangue umano, fuori dal suo laboratorio si scatenava una sanguinosa guerra. Le strade erano diventate campi di battaglia, gli umani erano in minoranza e ormai non riuscivano più a fronteggiare la rivolta dei robot e lo scienziato non sapeva più come bloccare la loro offensiva.

Passarono le settimane, Georta-ni lavorava instancabilmente per riparare il suo computer, solo attraverso quel sofisticatissimo software sarebbe stato in grado di spegnere l’intelligenza artificiale impazzita dei robot.

Finalmente, dopo numerosi tentativi, dopo programmazioni software, ideò il System Restore e riuscì a ripristinare il sistema allo stato precedente. Una volta fatto questo avviò il software e spense definitivamente i robot e la loro sanguinosa rivolta.

Il processo avvenne con successo su tutti i robot, tranne uno. Quella spia rossa che continuava a lampeggiare apparteneva all’unico androide che non aveva quella malvagità, nonostante gli avvenimenti in lei c’era rispetto per il prossimo, autonomia nel fare e un linguaggio di programmazione degno di essere conosciuto in tutto il mondo.

Per questo motivo, lo scienziato assieme a lei avviò un progetto rivolto alle scuole per far comprendere ai giovani del futuro l’importanza dell’IA.

Il suo nome era Cristina di Ponzio.

 

 

                                                                                           

 

Davide A. Castellaneta

 

 

 

 

 






Commenti

  1. Hai presentato bene il quadro, ma deve succedere qualcosa. Chi fermerà i robot? Ci riesce? Racconta come accade tutto ciò

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